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Boccoli e bulli

Rosalia cammina verso casa. L'ennesimo giorno di scuola finiva come al solito, con la classica noia che contraddistingue i teenager, ma 'sta volta no. I suoi occhi fissi al pavimento vengono distratti da un rumore dietro di lei, nascosto fino a quel punto dalle cuffie nelle suo orecchie, collegate al suo iPhone graffiato. Si ferma, si gira. Dietro di lei un gruppo di compagne di scuola, due della sua classe, le altre tre della sezione F. Lia si toglie una cuffia dall'orecchio e non sorride, ha uno sguardo perplesso: nessuno di loro abita da quella parte della città, nella zona ricca. Le ragazze le vanno incontro.  «Ciao?!» dice Lia, più alle sue compagne che a quell'altre.  «Aspetta» inizia una dell'altra sezione, Barbieri forse il suo cognome. Barbarini? «Dobbiamo parlare...»  E di che dovremmo mai parlare noi? si chiede Lia, si leva le cuffie e le infila nella tasca dell'impermeabile verde militare; non spegne il telefono, convinta che ci vorrà poco t

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